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Melanoma, presto rimborso della terapia per casi non avanzati

Oncologia Redazione DottNet | 13/09/2019 17:59

Oltre 14.000 nuovi diagnosi in Italia nel 2018. Un test genetico può cambiarne l'evoluzione

"Tu pensi di conoscerlo, ma in realtà non sai chi è". M., colpita da un melanoma, descrive così il suo male, un tumore in continua crescita soprattutto fra i giovani. Per capirlo a fondo bisogna guardare 'Oltre la pelle', fin dentro al Dna dove può nascondersi una mutazione - quella a carico del gene Braf - che è presente in circa il 50% dei pazienti e ha permesso di riscrivere la storia di un cancro un tempo vissuto spesso come una condanna. Spiegare il senso di questa svolta, e promuovere la conoscenza di un test molecolare che può salvare la vita grazie a terapie di precisione su misura, è l' obiettivo di una campagna di informazione e sensibilizzazione in tre tappe. Milano la prima, quindi Roma e infine Bari. 'Oltre la pelle' è il nome dell' iniziativa, promossa da Novartis in collaborazione con Associazione italiana malati di melanoma (Aimame), Melanoma Italia Onlus (Mio), Associazione pazienti Italia melanoma (Apaim) ed Emma Rouge Onlus, con il patrocinio di Fondazione Umberto Veronesi, Fondazione Ieo-Ccm e Intergruppo melanoma italiano (Imi).

Attiva anche su Facebook (@OltreLaPelleMelanoma), la campagna porta nelle piazze una mostra interattiva sulla patologia, mette in scena le storie di chi la vive, interpretate dagli attori della Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi, offre incontri con gli esperti e visite dermatologiche gratuite. Dalla città meneghina, lo spazio espositivo itinerante si sposterà prima nella Capitale (piazza San Silvestro, 20-22 settembre) e poi nel capoluogo pugliese (piazza della Libertà, 4-6 ottobre). "Un viaggio nel mondo della ricerca scientifica - spiegano gli organizzatori - e nel vissuto delle famiglie e dei pazienti" che oggi hanno una speranza concreta di farcela anche negli stadi più avanzati della malattia mutata.

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Il trattamento personalizzato a base di inibitori di Braf e Mek è già rimborsabile in fase inoperabile metastatica (IV stadio), mentre da fine giugno 2018 è offerto a uso compassionevole anche come terapia post-chirurgica nei pazienti ritenuti ad alto rischio di ricaduta. Per la rimborsabilità in questa fase (detta adiuvante), è in corso una negoziazione con l' Agenzia italiana del farmaco Aifa. Secondo le stime dell' Aiom, Associazione italiana di oncologia medica, nel 2018 in Italia erano 155 mila (73 mila uomini e 82 mila donne) le persone con storia di melanoma; lo stesso anno si è chiuso con quasi 14 mila nuove diagnosi (13.700), e annualmente l' incidenza sale del 3,4% nei maschi e del 2% nelle femmine. "Il melanoma è fra i tumori che più hanno aumentato di incidenza negli ultimi decenni", sin dagli anni '60, afferma durante la tappa milanese della campagna Giuseppe Palmieri, presidente Imi e responsabile dell' Unità di Genetica dei tumori all' Istituto di chimica biomolecolare Icb-Cnr di Sassari.

"E' un problema sociale specie tra i giovani, se si pensa che sotto i 50 anni il melanoma è il secondo tumore per incidenza fra gli uomini e il terzo fra le donne", ammonisce lo specialista ribadendo l' importanza della prevenzione: esposizione al sole corretta e protetta, controlli periodici dal dermatologo. "Ricordiamoci che nell' 80% dei casi il melanoma insorge sulla pelle sana, mentre solo nel 20% è l' evoluzione di un neo preesistente", precisa infatti Francesca Farnetani, assistant professor di Dermatologia e venereologia all' università di Modena e Reggio Emilia, che suggerisce "check-up dermatologici regolari a tutti". Sarà quindi l' esperto a consigliare visite più ravvicinate alle persone predisposte per fototipo, numero di nei (maggiore o minore di 50), età, familiarità al tumore.

"Grazie alla diagnosi precoce e ai progressi della ricerca scientifica, possiamo dire di avere riscritto la storia del melanoma - sottolinea Paola Queirolo, direttore della Divisione Melanoma, sarcoma e tumori rari dell' Istituto europeo di oncologia di Milano - Ma la storia continua e adesso la ricerca va a mille all' ora per dare risposte anche all' altro 50% di pazienti", quelli senza mutazione Braf, per i quali non sono ancora disponibili farmaci a bersaglio molecolare. Ma che cos' è il gene Braf, e come e quando si individua la sua mutazione? "Possiamo definire Braf un interruttore - lo descrive Palmieri, parte del gruppo che nel 2002 ha scoperto la mutazione - Si accende e si spegne regolando la proliferazione dei melanociti, le cellule da cui nasce il melanoma, mentre quando è mutato diventa un interruttore rotto, che invia continuamente un input di proliferazione aumentando l' aggressività del tumore. La mutazione di Braf si identifica attraverso un test molecolare che si fa sullo stesso campione di tessuto tumorale usato dall' anatomo-patologo per stadiare la malattia. E' un' analisi disponibile in tutti i centri, sulla quale stiamo però lavorando per migliorarne la qualità e per renderne l' esecuzione più omogenea a livello nazionale".

Grazie alla combinazione di un Braf-inibitore e di un inibitore di Mek, un' altra proteina chiave nella moltiplicazione cellulare, "nel melanoma metastatico siamo passati da una sopravvivenza a 5 anni inferiore al 2% con la chemioterapia - evidenzia Queirolo - a una sopravvivenza del 40% circa", con punte del 71% nella popolazione composta soltanto da pazienti che hanno ottenuto una risposta completa al trattamento. Una terapia che ha inoltre il vantaggio di essere assunta per bocca invece che endovena, con effetti collaterali definiti dai clinici "molto blandi". La rivoluzione non riguarda solo il melanoma all' ultimo stadio.

"Verificare la presenza della mutazione Braf è importante anche nelle fasi più precoci della malattia - puntualizza Michele Del Vecchio, responsabile di Oncologia medica melanomi all' Istituto nazionale tumori di Milano - perché recenti studi scientifici hanno dimostrato che la combinazione di Braf e Mek-inibitori è in grado di ridurre in maniera significativa il numero di recidive dopo asportazione di melanoma" anche nei pazienti a rischio in stadi II-III. "Con l' attivazione di terapia adiuvante entro 12 settimane dall' ultimo intervento chirurgico - riferisce lo specialista - a 4 anni il 54% dei pazienti non mostra alcuna ripresa di malattia". Come sempre in oncologia, conclude Del Vecchio, "le terapie che dimostrano una particolare efficacia in fase avanzata si cerca di portarle in un contesto più precoce, dove la loro attività può essere ancora superiore".

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